Ischia: Tutto sommato, al termine del mese più faticoso e invivibile per Ischia e a circa 60 giorni dal termine di questa stagione turistica, va sicuramente riconosciuta ad Ischia una buona presenza sulla stampa nazionale, che, si sa, è di fondamentale... Stampa
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IschiaNews - Cronaca
Scritto da Tina Taliercio   
Giovedì 10 Agosto 2006 11:44

Ischia: Tutto sommato, al termine del mese più faticoso e invivibile per Ischia e a circa 60 giorni dal termine di questa stagione turistica, va sicuramente riconosciuta ad Ischia una buona presenza sulla stampa nazionale, che, si sa, è di fondamentale importanza per una destinazione turistica

D’altronde, è noto il motto commerciale “Bene o male, purché se ne parli”: delle tante sciocchezze di cui è infarcito il mondo della pubblicità, questa è in effetti una delle più colossali. Basti pensare ai motivi per cui Ischia ha ottenuto grossi titoli sulla principale stampa nazionale e – dettaglio da non trascurare – sui siti web delle medesime grandi testate, come anche spazi all’interno dei tele e radio giornali: la drammatica frana di aprile, la (fortunatamente meno grave) frana di mezza estate a San Pancrazio e la violenza del “taxista” di pochi giorni fa.

Un tris davvero efficace, capace di far impallidire altre blasonate destinazioni, che devono invece acquistare a salatissimi prezzi piccoli e grandi spazi pubblicitari.
Ma se nel primo e nel secondo caso si poteva ipocritamente “credere” che fossero stati causati dalla natura, l’ultimo episodio non lascia spazio a ulteriori alibi: è frutto unicamente della nostra inciviltà.
Al di là delle responsabilità penali dell’autore di questo gesto inaudito, di cui si occuperà la magistratura, ci sono pressanti considerazioni sociali che riguardano invece tutti noi. Liquidare la faccenda con il solito “si è trattato del gesto isolato di un pazzo, di un criminale” non è accettabile, se non agli occhi di chi di questa ipocrisia ha fatto il proprio motto. L’analisi va invece condotta a monte di un fenomeno negativo che si è sviluppato diversi decenni addietro, quando Ischia ha conosciuto il boom economico-turistico degli anni ’60. Da rurale, la società isolana di allora si è gradualmente trasformata in commerciale-terziaria, grazie all’esplosione del turismo e alle conseguenti, profonde modifiche nello stile di vita.
Se però questo fenomeno di grande portata ha fatto sì che alcune categorie professionali evolvessero culturalmente e socialmente, altre hanno invece sviluppato una sorta di rapporto conflittuale con l’ospite, con il “forestiero”, quasi che fosse colpevole di averli costretti a cambiar vita, di averli distolti dalle loro quotidiane attività con le sue capricciose richieste, di essere, in sintesi, un invasore.
Si è così diffuso un potente codice non scritto, secondo il quale il turista – semplicemente in quanto tale – andava spolpato fino all’osso, se possibile frodato e comunque penalizzato.
Per tanti, troppi anni questo subdolo meccanismo di discriminazione ha funzionato, finché, man mano, la vittima non ha cominciato ad alzare la testa e a guardarsi intorno, rendendosi conto di aver a disposizione “carnefici” più attraenti e anche, in verità, un po’ (o molto) più a buon mercato.
Ma il “vizio” di alcuni (purtroppo numerosi) elementi di alcune (purtroppo numerose) categorie professionali (?) è duro a morire. La distorta “norma ischitana” voleva infatti che a bordo di numerosi taxi (a 3 o 4 ruote che siano) il tassametro non esistesse – o fosse solo un ornamentale soprammobile perennemente spento – con conseguenti discussioni furibonde. I tariffari non venivano inoltre democraticamente stabiliti dalle autorità competenti in sinergia con le associazioni di categoria, bensì generati di volta in volta dalla prepotenza e dall’arroganza, dal livello del malumore e dell’intrattabilità del taxista, da quanto quella giornata gli stesse andando diritta o storta, dal fatto che il turista gli avesse chiesto il preventivo prima di salire a bordo (che malfidato!) e da altri pertinenti parametri economico-fiscali-finanziari. In base a cotanto studio sulla materia, venivano di volta in volta partoriti importi tipo € 80,00 da Ischia Porto a Sant’Angelo, o € 40,00 da Forio a Ischia Porto e così via.
Il tutto naturalmente senza neanche l’ombra di un fac-simile di ricevuta. Mi è capitato di assistere casualmente a discussioni in cui il malcapitato insisteva nel dimostrare di essere di origine ischitana, facendo leva magari sui soprannomi della sua famiglia, pur di risparmiare qualcosa; così come tante, troppe volte, ho dovuto ascoltare dialoghi tra sordi: il taxista di turno che sbraitava in dialetto stretto (ostentando peraltro un “look” indecente) ed il “forestiero” straniero che cercava disperatamente di trovare un senso, di capirci qualcosa e di uscire da una situazione tanto sgradevole quanto non cercata.
Il non plus ultra è arrivato però con lo sconvolgente episodio della scorsa settimana, in cui Tommaso Leonetti ha subito l’aggressione fisica e le violenze che lo hanno portato all’ospedale. I fatti si commentano da soli e, come detto sopra, sarà la magistratura ad agire, ma dove sono le reazioni delle associazioni professionali che operano sul territorio, dei sindaci, della cittadinanza? Abbiamo sempre tollerato con sufficienza e strafottenza la piaga di quei (troppi) taxisti, che da sempre gettano fango sugli omologhi che ad Ischia lavorano invece onestamente e, da non dimenticare, con educazione, cortesia e rispetto dell’ospite. In fondo, il problema non ci riguardava mica: noi ischitani abbiamo i ns. mezzi di trasporto personali o tutt’al più prendiamo l’autobus, mica giriamo in taxi sull’isola. E, ancora più in fondo, inconsciamente passava il pensiero che, tanto, il turista di soldi ne ha, se è qui in vacanza, quindi che li spenda pure senza fare troppo il taccagno.
Ora che la piaga è diventata così purulenta, dovremmo perlomeno prenderne atto e agire di conseguenza, facendo il vuoto intorno a tutti i taxisti disonesti e smettendo di chiudere gli occhi di fronte ad una così triste e squallida realtà.
Se, come è vero, TUTTI NOI SIAMO IL TURISMO, ALLORA TUTTI NOI ABBIAMO IL POTERE, OLTRE CHE IL DIRITTO, DI ISOLARE CHI NON MERITA DI STARE IN UNA SOCIETÀ CIVILE.

Ultimo aggiornamento Giovedì 25 Aprile 2013 16:15