Ischia: Accuse alla Regione Campania per il crollo Stampa
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IschiaNews - Cronaca
Scritto da Ida Trofa   
Giovedì 11 Maggio 2006 19:13

Ischia: Accuse alla Regione Campania per il crollo

«Ci sono vite in gioco, c’è il pericolo di perdere buona parte del nostro patrimonio ambientale, c’è il rischio che questi episodi diventino sempre più frequenti. La Regione deve investire sulla tutela del territorio, servono più soldi». Francesco Russo, presidente dell’ordine dei geologi della Campania, ha negli occhi le immagini dei Tg su Ischia e sembra davvero non darsi pace. «Possibile che ogni nostro appello resti inascoltato? Il 20 marzo, nel corso di un incontro sull’argomento, abbiamo lanciato l’ennesimo allarme. Questo periodo dell’anno per precipitazioni e condizioni ambientali è fortemente a rischio.

Nessuno ci ha prestato attenzione. In questi ultimi anni, dopo Sarno, ci sono stati dei passi in avanti ma è opportuno istituire un coordinamento tra vari enti che sono deputati alla tutela del territorio». Le richieste dei geologi sono un vero e proprio piano d’intervento. «Mancano investimenti e non c’è coordinamento - spiega Russo - bisogna partire da questi due punti. La soluzione è l’istituzione di un Servizio geologico regionale che venga, poi, messo nelle condizioni di funzionare concretamente; servono presidi territoriali capillari, magari con la creazione della figura del geologo comunale nei centri a rischio. Le mappe ci sono, ben vengano ulteriori studi, ma dopo aver individuato dove intervenire servono i fatti. I condoni, per esempio, sono uno strumento dannoso». Il Servizio geologico regionale è attivo attualmente in Emilia Romagna e in Piemonte, adesso secondo gli esperti è improrogabile istituirlo in Campania. «In queste ore - conclude Russo - invieremo un telegramma all’assessore Nocera per chiedere un incontro pubblico. Non c’è più tempo da perdere. È assurdo che a Sarno i contratti per il personale dei presidi scadano a giugno e si attenda l’ultimo minuto per rinnovarli. Serve un piano e servono fondi. Quelli stanziati fino ad oggi sono pochi, assolutamente insufficienti. E nessuno si nasconda, sono in gioco delle vite umane». La replica della Regione viaggia sulle dichiarazioni di Luigi Nocera, assessore alla protezione civile, e del governatore Bassolino. Le agenzie battono una dichiarazione dell’assessore: «Quella casa non doveva essere lì». Nocera, però, smentisce di aver pronunciato una frase che, altrimenti, aprirebbe una polemica. «Ho detto che quella casa è stata costruita 25 anni fa su una zona ad alto rischio ma quando ancora non c’era una mappatura del pericolo. Sull’isola erano in corso proprio in queste settimane degli interventi della Regione per la messa in sicurezza del territorio ma non in quella dove si è verificato il crollo, perché non era considerata di pericolo imminente. Sorvolando in elicottero il territorio si nota che ci sono case costruite al di sotto dei dirupi, in zone pericolose. Il vero pericolo è l’abusivismo, il governo di centrodestra ha fatto danni in questo senso. Siamo pronti a discutere con i geologi e a confermare gli investimenti, già consistenti, di questi anni». La Regione chiederà lo stato d’emergenza al governo, a preannunciarlo è Bassolino che spiega: «Domani mattina ci sarà una seduta di giunta per chiedere l’intervento di Roma, coordinandoci con il consiglio dei ministri. Sarà realizzata una doverosa indagine ai livelli più alti che si possono avere. In modo istituzionale, pongo una grande questione e chiedo sino a che punto sia giusto, al di là di chi sta al governo, avere dei condoni in zone vicine, vicinissime ad aree ad alto rischio». A chiamare in causa il governo è anche Enzo Boschi, direttore dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «La frana di Ischia si poteva prevedere anche se non si poteva sapere quando sarebbe accaduto». Secondo i dati in possesso a Boschi i Comuni a rischio sono uno su cinque. «Ci vorrebbe un piano decennale, una sfida per il nuovo governo. Nelle zone a rischio R4, il più alto, bisognerebbe eliminare gli edifici. Intervento drastico ma necessario a salvare vite umane». Una classificazione, quella delle aree a rischio, compiuta in questi anni dai geologi della Federico II. «Una mappatura dell’intera zona - spiega il professor Domenico Calcaterra, docente di Geologia applicata - indicava che proprio l’area interessata dalla frana è ad alto rischio. È uno studio del 2002. Il punto centrale è proprio la trasformazione di un’area pericolosa in una zona a rischio: è l’urbanizzazione a compiere questo passaggio. La battaglia dell’ordine dei geologi campano, di cui sono consigliere, è per la creazione dei presidi territoriali nelle zone abitate comprese nei territori a rischio». Infine l’incidenza delle piogge. «A molti - spiega Domenico Pianese, docente di Idrologia alla Federico II - non sarà sfuggito che, come nel caso della frana di Sarno, nello stesso periodo si sono registrate delle precipitazioni. Il terreno superficiale è di origine vulcanica su una base di tufo: l’effetto provocato da una frana del genere è assimilabile a una valanga, con l’interessamento di diversi strati successivi di terreno. Certamente le piogge di questi giorni dovevano far suonare un campanello d’allarme, purtroppo si sono create le condizioni ideali per un fenomeno di caduta come quello che si è verificato. I presidi territoriali? C’è uno sforzo in questo senso, la Regione ha stanziato dei fondi. Forse servirebbe una sorta di cabina di regia a livello centrale».

Ultimo aggiornamento Giovedì 25 Aprile 2013 16:51