Ischia: Caro Presidente, ti scrivo… Stampa
Valutazione attuale: / 0
ScarsoOttimo 
IschiaNews - Cronaca
Scritto da Tina Taliercio   
Venerdì 15 Dicembre 2006 13:06

Ischia: Caro Presidente, ti scrivo…

… perché nei momenti difficili come quello attuale sento particolarmente il bisogno di conforto da parte di chi rappresenta per me un insieme di valori in cui credere e da cui trarre la forza per affrontare le tante asperità del presente. Conosci questa fase storica molto meglio di me e sai che la crisi internazionale e la conseguente involuzione che opprimono il pianeta altro non sono che il frutto della scelleratezza e dell’ottusa arroganza della cosiddetta “razza umana”. Ma forse, con una buona dose di autocritica (da parte di chi, come te, possiede “l’alto profilo istituzionale”, come dicono quelli che parlano “bene”), dovresti riconoscere che poco stiamo facendo perché i bambini di oggi, gli adulti di domani, imparino a conoscere, a far propri, a renderli parte integrante del pensiero e dell’agire, quell’insieme di valori senza i quali siamo solo… macchine biologiche.

Stai pensando alla religione, vero? No, Presidente, perché quella si cerca di insegnarla fin troppo, mentre credo che invece dovrebbe crescere nell’anima piuttosto che essere inculcata dall’alto.
Ma questo discorso mi porterebbe troppo lontano dal punto che invece vorrei raggiungere, prima che tu possa stancarti di leggermi e voltare pagina. In fondo ciò che sto per chiederti non esige investimenti né tempi faraonici, ma solo una precisa volontà, perché consiste semplicemente nell’introduzione di una nuova materia di studio nelle scuole primarie e secondarie:
LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI.
Come ben sai, sono già trascorsi 58 anni dalla sua sottoscrizione, avvenuta a Parigi il 10 dicembre 1948 da parte dei Paesi membri dell’Assemblea delle Nazioni Unite, ma a tutt’oggi, non esiste al mondo un solo Paese in cui vengano rispettati anche solo buona parte dei suoi articoli. Eppure non sono tanti, solo 30 e neanche lunghi e macchinosi come lo sono di solito gli articoli delle leggi.
Subito dopo la sua nascita, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani acquisì subito grande autorità morale, influendo sull’operato dell’ONU e divenendo punto di riferimento e ispirazione per trattati internazionali, costituzioni e leggi interne dei singoli Stati, contribuendo peraltro in maniera decisiva all’evoluzione del Diritto Internazionale contemporaneo. Rappresentò inoltre il primo passo verso la realizzazione della "Carta Internazionale dei Diritti Umani", mediante i due accordi internazionali, adottati all’unanimità dall’ONU il 16 dicembre 1966:

il Patto internazionale sui diritti civili e politici
il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali.
Questi due fondamentali Accordi, entrati in vigore nel 1976 (quindi dopo 10 anni dalla loro approvazione all’Assemblea Generale), grazie alla ratifica del numero minimo di 35 Paesi necessari a renderli effettivi (l’Italia li ha ratificati solo nel 1977, mediante l’emanazione della legge n. 881), furono adottati allo scopo di trasformare i principi della Dichiarazione Universale in strumenti giuridicamente vincolanti.
Quando vide la luce, rappresentò un enorme passo in avanti nella Storia dell’umanità, appena uscita dalla terribile esperienza della II Guerra Mondiale e della sua imponente devastazione. Ne era anzi una delle conseguenze, nel senso che cercava di mettere a frutto l’indelebile lezione ricevuta e di elevare il livello generale del riconoscimento dei diritti individuali, civili, politici, religiosi, sociali, economici e culturali di tutti gli uomini. Semmai potrebbe essere oggi integrata da quelli che storicamente vengono definiti “diritti di terza generazione”: quelli che comprendono i diritti all’autodeterminazione, alla pace, allo sviluppo, all’ambiente e che si affiancano a quelli più propriamente individuali di “prima e seconda generazione”, già espressi dalla Dichiarazione.
Tuttavia il problema è che ancora oggi se ne parla poco: la Dichiarazione Universale non è un buon argomento da salotto, non “funziona” in TV, non dà profitto (ne siamo sicuri?), non è appariscente né volgare, forse non è neanche, anzi sicuramente non è trendy. Ma, caro Presidente, mi sa tanto che c’è un gran bisogno di conoscerla, di divulgarla, di parlarne, di analizzarla, di approfondirla.
Ma torniamo a monte della mia proposta, anche perché qui non è in discussione SE E QUANTO essa sia valida e importante, ma invece quanto sia conosciuta, divulgata, considerata oggi. A mio avviso troppo poco, pochissimo. Allora comincio io ad impegnarmi in prima persona e a dare il mio modesto contributo alla sua diffusione (sulla scia di personaggi di spessore ben superiore – ma quantitativamente purtroppo ancora pochi – che già lo hanno fatto, quando hanno potuto): mi impegno a pubblicarla ovunque io ne abbia facoltà, cercando di innescare un meccanismo che spero si riveli contagioso e la trasformi presto in un argomento “di tendenza”.
Intanto permettimi di aggiungere che, sì, il Presidente a cui mi rivolgo sei proprio tu. Sei forse il Presidente della Repubblica? Può darsi. O sei il Presidente del Consiglio? Forse. O il Presidente della Commissione Europea? Probabile. Forse sei il Presidente di un partito al governo? O forse non sei un Presidente, ma una Presidente? Possibile. Non sei ancora in carica o stai per terminare il tuo mandato? Non è da escludere. Ma sappi comunque che sei il MIO Presidente e che so che non mi deluderai.

Ultimo aggiornamento Giovedì 25 Aprile 2013 15:52