Forio: Lettera Aperta di Peppino Amalfitano ... Stampa
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ForioNews - Attualità
Scritto da Giuseppe Amalfitano   
Venerdì 07 Dicembre 2012 16:40

Forio: Lettera Aperta di Peppino Amalfitano ...

Qualche giorno fa è morto il dott. Franchino Regine che ha lasciato un gran vuoto, tanta commozione e tanti rimpianti fra quanti lo hanno conosciuto. Ha fatto il medico di famiglia per tanti anni, proprio nei periodi più difficili, quando il medico spesso era solo con se stesso, giorno e notte, a prendere decisioni delicatissime, quando non esisteva a supporto quasi niente,né medici di guardia,nè analisi di laboratorio, né specialisti e neppure ospedali.

E quando magari anche trasportare un ammalato grave a Napoli era rischioso e si doveva quindi curare a casa,  con quasi niente a disposizione. Tempi eroici ormai scomparsi, che tuttavia, vecchio ormai anch'io, mi piace ricordare come esempio di buona medicina ed infatti penso che tutti noi medici a loro abbiamo guardato quando abbiamo deciso di fare il medico ed è da loro che abbiamo ereditato la voglia ed il gusto,quello vero, di curare e guarire un malato. Mi piace anche ricordare fra quanti ho conosciuto (e che purtroppo non ci sono più) i dottori Aniello Regine, Leonardo Castaldi, Vito Amalfitano, di cui forse i colleghi più giovani hanno solo sentito parlare ma che certo sono stati d'esempio a me ed ai miei coetanei per capacità, impegno e correttezza professionale. Non mi dilungo sulla bravura sanitaria, ben riconosciuta,del dott. Franchino,che ho continuato a chiamar dottore, e dar del Voi, per tutta la vita, pur da lui sollecitato “chiamami Franchino e dammi del tu,ormai siamo colleghi!”. E' stato per tanti anni il medico della mia famiglia e mai avrei osato chiamarlo Franchino. Già ho ricordato i disagi e la bravura che dovevano avere i medici in quel periodo per curare senza mezzi tecnologici e spesso addirittura senza farmaci ma, essendo oggi ormai spariti tanti valori, mi piace ricordare questi esempi di medici oltre che bravi anche umani e per i quali tutti i pazienti nutrivano stima, rispetto e riconoscenza. Quando ero piccolo mi ammalavo spesso, come tanti bambini, di tonsillite con febbre alta ed il dott. Franchino veniva a visitarmi e spesso con mio gran timore,la visita si concludeva con la prescrizione di iniezioni di penicillina, che a quei tempi erano dolorosissime, per cui facevo i capricci e mi rifiutavo di accettarle. Una sera tornò mio padre, muratore, stanco dopo una giornata di lavoro e, trovandomi con la febbre alta ed io che rifiutavo le cure, ebbe una crisi nervosa: prima mi sgridò tantissimo e poi ebbe uno scoppio di pianto.Il dottor Franchino dapprima rincuorò mio padre e poi venne nella mia stanzetta e bonariamente, affettuosamente, mi disse “Peppino, perché fai prender collera a tuo padre,? E' stanco dopo un giorno di lavoro intenso, lui fa tanti sacrifici per la famiglia,fai anche tu questo sacrificio, fatti l'iniezione, anzi te la faccio io. Accettai senza fiatare. E qualche anno fa, parlandogli per strada, gli ho ricordato la mia devozione ed anche questo episodio e lui,non so se ricordasse davvero, mi abbracciò e pianse. Adesso lo piangono i familiari e noi medici di famiglia ma credo che lo piange tutta Forio, come rimpiangiamo i medici che ho già ricordato. Prima o poi ci troveremo tutti in Paradiso ma lì per fortuna, dopo aver tanto lavorato,non avremo più niente da fare. Infatti i medici in Paradiso sono praticamente disoccupati, perchè non hanno malati da curare. Perciò: BUON RIPOSO, caro dott. Franchino.
Peppino Amalfitano