Maria Francesca Iacono 88 anni: «Ho attraversato l’inferno» Stampa
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CasamicciolaNews - Cronaca
Scritto da Ida Trofa   
Venerdì 13 Novembre 2009 11:07

Maria Francesca Iacono 88 anni: «Ho attraversato l’inferno»

Quella valanga che in un attimo ha tolto ogni certezza: una ferita che non si rimargina.
Piange ancora e non dorme da quella notte. La testimonianza di chi non riusciva a scappare e disperatamente si aggrappava alla sua casa e alla speranza: « Maronna mia, Cuore di Gesù, mittece a mana tu! Nunn e fa succer chiù!». Forse il grande dramma di via Pio Monte, il mare di fango vomitato su Piazza dei Bagni dalla montagna ha distolto l’attenzione dall’altra grande emergenza che ha colpito il paese: La Frana di Perrone.

Qui lo smottamento della collina avvenuto in tre diverse fasi della mattinata del 10 novembre ha buttato giù migliaia di metri cubi di terreno ed altre migliaia li ha lasciati in condizioni d’instabilità e pericolo. A monte e a valle l’abitato corre seri pericoli di nuove riproposizioni del fenomeno. Un riproporsi che sgomenta i cittadini e fa sbarrare gli occhi dei più deboli al solo pensiero di quegli attimi orribili. Di quell’inferno di terra ed acqua che veniva giù indomito e senza rispetto. Di quella valanga che in una attimo ha tolto ogni certezza.
« Maronna mia, Cuore di Gesù, mittece a mana tu! Nunn e fa succer chiù!», dice Maria Francesca Iacono, 88 anni salvata per miracolo dalla sua casa al terzo piano delle palazzine Gescal, dove era rimasta bloccata dopo la frana che le ha in parte sommerse.« Che vi devo dire, che devo dire è stato brutto, brutto, troppo brutto. Stavo a casa con mio nipote, lui ha sentito dei rumori forti, si è affacciato e mi ha strillato a tutta forza: “A no muoveteeee, fa ambress viestete” », spiega Maria ancora scossa e provata. La frana di Perrone sembrerebbe essersi verificata in più fasi, almeno tre. Un primo distaccamento della parete uditosi nitidamente, poi un massiccio crollo seguito da un tonfo invalidante ed un successivo assestamento  definitivo. Il tonfo ha richiamato gran parte della gente alle finestre che alla vista del fiume indescrivibile di terra ed acqua, in preda al panico ha lasciato gli edifici. « Io avevo paura, non volevo andarmene, non riuscivo a scendere, poi mi hanno convinto ed in braccio mi hanno scesa per portarmi via. Mamma mia, mamma mia. Mi è caduto addosso tutt u’ munn e l’acqua. L’acqua mi prendeva a “campanelle”, credevo di morire », spiega ancora tra le lacrime Maria, « Ho lasciato tutto a casa mia, ho attraversato l’inferno sena portarmi dietro niente. Mi hanno ospitato prima su al Monte Tabor e qui non potevo smetter di piangere perché volevo andare a casa mia. Sono stata bagnata ed infreddolita tutto il giorno. Poi mio figlio mi ha portato a  casa sua, ma la paura non mi è passata e la notte piango, urlo ancora e i miei figli mi dormono vicino perché non mi sento tranquilla, non ci posso pensare. Signore aiutaci tu. Negli occhi dei sopravvissuti a questi orrori è insinuato lo strappo di quel limite che separa l’umano dal disumano. Quello spazio dove è andato ad annientarsi il valore della vita. Questi occhi sono a testimonianza di verità da non dimenticare.

Ultimo aggiornamento Sabato 14 Novembre 2009 21:02